Social e Algoritmi del ca …

Leggi Facebook e non ce la fai più a sopportare i tuttologi sempre pronti a dare consigli non richiesti su argomenti complessi dopo aver studiato all’università della strada. Sbrocchi, come è quasi normale che sia. Non sarebbe giusto arrabbiarsi certo, ma siamo umani e come nella vita reale alle troppe sollecitazioni può capitare di rispondere anche in malo modo. Però spesso e volentieri gli algoritmi sono molto più cattivi dei nostri simili in carne ed ossa. Imperfetti perché creati dall’uomo, e per questo inaffidabili, spero che l’essere umano capisca in tempo quanto delegare certe responsabilità alla sola tecnologia possa nuocere!

Ecco: per una rispostaccia gli algoritmi te la fanno pagare cara, e anche questo è normale, sempre se la reazione avuta verso l’interlocutore è effettivamente fuori luogo. Insulti, parolacce, maleducazione o peggio violenza rovinano il dibattito qualora ce ne sia uno, e la reputazione di chi li commette viene compromessa anche nella vita reale; è sacrosanto quindi che certe abitudini malsane vengano stroncate sul nascere, peccato che invece così non accade!

Nell’ultimo anno sono stata bloccata tre volte, malgrado lo meritassi molto di più nel 2014 quando per inesperienza dell’ambiente social sparavo parolacce a raffica senza che però succedesse nulla. Invece, negli ultimi tre mesi, è successo così:

  • 22 novembre 2021: menziono un amico dicendogli “guarda un video” e mi segnalano come spam, senza darmi limitazioni.
  • 7 dicembre 2021: scrivo “potrei sparare a caso ma non sono sicura di beccarci”, a una persona che mi ha mandato un quiz basato su una foto. Mi hanno limitato per 24 ore le interazioni a profili e pagine, 3 giorni quelle ai gruppi.
  • 7 gennaio 2022: limitazioni di 3 giorni per le interazioni generali e 6 giorni ai gruppi, per aver scritto la parola “napalm” in un post”

La causa delle limitazioni? Secondo gli algoritmi, VIOLENZA! Nel caso del 7 dicembre era la parola “sparare”, nel 7 gennaio “napalm”. OK è vero che questi sono termini usati nel contesto di guerra, ma per il post sulla sostanza tossica in questione usata in Vietnam, ce l’avevo con un tuttologo e dicevo: “se qualunque ignorante può parlare di tecnologia a vantaggio dei non vedenti, anch’io potrei dire che il n … è una soluzione adeguata a fermare un’epidemia!”

Di fatto, gli algoritmi, hanno funzionato; loro non hanno idea che io abbia scritto quella frase riportando un paradosso, un concetto espresso per assurdo e si sono basati sulle parole. Ma la cosa ancora più assurda è che potresti esprimerti con altre parole dicendo la stessa cosa, senza subire blocchi! “Per fermare il covid bisognerebbe usare il metodo Vietnam” poi chi capisce capisce…

Un mio contatto mi ha rivelato pure che in un gruppo di cucina qualcuno è stato bloccato per insulti omofobi dopo aver usato la parola “finocchio” che, a casa mia, è una VERDURA! Ma si può andare avanti così? Potrei anche accettarlo se effettivamente gli algoritmi bloccassero la disinformazione a 360 gradi e fossero coadiuvati da esseri umani; i moderatori ci sono, sì, ma “con la pandemia ce ne sono meno”. E allora, tu azienda enorme come un social network invece di ridimensionare la possibilità di interagire su certi argomenti che fai? Lasci tutto in mano alle macchine e chi s’è visto s’è visto?

Per fortuna il mio sito web personale PlusBrothers non è un’azienda e anche se in pagina Facebook pubblico in ritardo non importa, sono tutte storie di fantasia e anche le date possono esser cambiate a piacimento. Però se fossi un’attività, magari autonoma, e i miei guadagni dipendessero dai social… Cagionerebbero un sacco di danni!

Anche perché una cosa va detta: la disinformazione gira imperterrita sui social nonostante gli algoritmi, per quanto dichiarino di fare il possibile per eliminarla; le offese e il bullismo, omofobi e non solo, continuano a girare indisturbati perché semplicemente i loro autori sono capaci di offendere senza ricorrere alla volgarità. Gli algoritmi non sono così intelligenti e non lo saranno mai, allora perché fidarsi di loro?

Riporto, come esempio, un post di una persona che offende senza dire parolacce. Un’offesa che qualche mese fa un Rambo da tastiera rivolse a me:

“Scrivi troppo bene in italiano e nei minimi dettagli per essere non vedente!” Ecco. Teoricamente “scrivi bene e nei minimi dettagli” sarebbe un complimento ma usato in quel modo, mette in dubbio la mia disabilità e il post del tizio è stato considerato in linea con i famigerati algoritmi. Come la mettiamo? Questi possono controllare le parole, ma non l’educazione! Forse è vero che sono usciti fuori controllo, in fin dei conti ha ragione Gabriele del Comune di Bugliano: I social network fanno schifo. … Ma generano traffico e non se ne può fare più a meno, purtroppo.