HIV: l’importanza di fare rete per battere stigma e ignoranza

Il primo dicembre, è la giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS. Ogni anno, dal 1981 a questa parte, si fanno campagne di prevenzione però sembra proprio che abbiano fallito: almeno in Italia, le infezioni da HIV sono in aumento.

Questo non vuole essere un articolo che fa politica o polemica, vorrei soltanto raccontare un paio di esperienze, venute una dietro l’altra ma che mi hanno dato molto, confermandomi di essere sulla strada giusta.
La prima nasce dalla collaborazione con la pagina Esessolosapessi, della dr.ssa Elena Mozzo, pagina che si occupa di divulgazione di una corretta informazione su sessualità e malattie a trasmissione sessuale, presente anche su youtube, twitter e Instagram. Dottoressa che va anche nelle scuole a diffondere informazione a ragazzi adolescenti, e oltretutto si occupa assieme ad altri educatori di un’associazione che segue ragazzi HIV positivi dalla nascita. Questa persona, chiede a me e al mio ex fidanzato se potevamo collaborare per fare un video contro lo stigma su HIV, da diffondere per la giornata mondiale anti-AIDS.
Cosa c’entra il mio ex ragazzo con l’HIV? Lui è HIV positivo dal 1993.
E beh, insomma. Il mio ex si è spaccato un braccio a fine agosto, e abitando in due città diverse era parecchio tempo che non ci incontravamo e allora abbiamo unito l’utile al dilettevole; stando tutti e due a casa, lui in convalescenza io in quei giorni ero influenzata, abbiamo preso armi e bagagli e ci siamo organizzati il viaggio. Così, il 17 novembre eravamo a Padova per un mordi e fuggi, dal quale è uscito un video in cui abbiamo raccontato la nostra storia.
Amore oltre HIV e disabilità, in cui abbiamo anche mostrato che si può rimanere vivi, e non morire, bevendo dalla stessa bottiglia di uno con l’HIV. Sì, perché ancora oggi, c’è una grandissima discriminazione e ignoranza, addirittura arrivano a chiedermi come facevo a stare insieme a lui e condividere i bagni, le posate, le bottiglie…
Allora ve lo spiego io, come si fa!
Ed è stata una grande soddisfazione, perché quest’occasione ci ha permesso di abbattere un sacco di barriere anche con nostri conoscenti che non avevano forse il coraggio di affrontare con noi l’argomento. Poi purtroppo le cose sono andate male…pazienza, succede a tutte le coppie, HIV o no.

L’invasione del negazionismo

La seconda esperienza di networking costruttivo avviene quasi per caso: scorrendo la sezione notizie di facebook, mi trovo davanti un post del dottor Guido Silvestri, un medico specializzato che si occupa di HIV e AIDS e fa anche divulgazione nei social, in cui apprendo che a Fermo, nelle Marche, la croce verde aveva affittato i locali a un’associazione che presentava un libro di una giornalista inglese, tale Janine Roberts, che aveva scritto questa sedicente inchiesta sul fatto che HIV non causa AIDS, i vaccini fanno male, e altre stupidate complottiste.
Da quel post è nata tutta una catena di eventi, medici di Fermo e non solo che si sono uniti per fare un presidio davanti alla sede della croce verde, abbiamo sia io che il mio ragazzo preso posizione pubblicamente inviando e-mail anche all’Anpas, che fa capo alla croce verde stessa.
Gira e gira, la croce verde ha revocato la concessione della sala per l’evento negazionista! Non possiamo permettere che un’associazione sanitaria, anche solo per dare la sala, possa in qualche modo aiutare la diffusione di certe teorie.
Tante volte si dice in giro che i social fanno male, sono dannosi, sono pieni di odio … ma se non ci fossero, si sarebbe stati in grado di ottenere questi risultati in entrambi i casi?
Fare rete è fondamentale per poter portare avanti degli obiettivi. Permette di abbattere tutte le barriere e di unire persone anche sconosciute ma con la stessa determinazione di arrivare a migliorarsi e migliorare la realtà circostante.