pace, amore, siamo tutti felici? Tutte balle

Quando si afferma: “questo no mi succederà mai, è la volta che quell’evento, nel bene e nel male, arriva là, su due piedi, e a quel punto l’unica cosa da fare è prenderne atto e comportarsi di conseguenza.
Mi è accaduto quando mi sono innamorata: lui è arrivato come un ciclone, ovviamente positivo, nella mia vita e ho accettato questa relazione senza alcuna riserva, che tutt’ora continua senza alcun dubbio né ripensamento, nonostante a suo tempo avevo dovuto buttare letteralmente nel cestino tutti i vari ideali, tipo “non vorrei mai innamorarmi di una persona che vive lontano”, sì, certo, come no, sembra quasi vera, ancora adesso a pensare a tutti i “non farò mai”, mi vien da ridere.
Purtroppo però il “non succederà mai”, certe volte ti può fregare anche nel male: io, figurati, sono razionale, evviva la scienza, alla larga tutte le religioni e le sette del caso.
Ancora durante la primavera 2017, ho letto un libro scritto da uno speaker radiofonico per il quale porto una grande stima umana e professionale (ora forse un pochettino meno, a livello umano), sto parlando di La rivoluzione del coniglio, di Antonello Dose; “come il buddismo mi ha cambiato la vita”, recita la seconda parte del titolo; Dose racconta la propria esperienza di gioia e di dolore legata alla sua esperienza con la religione buddista, come ci si è avvicinato e come, a suo dire, lui venga aiutato dal buddismo nei suoi momenti di dolore per la perdita di una persona cara e la successiva scoperta della sieropositività.
Il buddismo mi ha incuriosito da tempo, è forse una delle poche religioni di cui non si sente parlare in giro relativamente a fatti di violenza più o meno gravi allora mi sono sempre chiesta che tipo di religione fosse, forse causa meno frustrazioni a chi la pratica, forse ha meno controlli, meno divieti… Poi approfondisco il dialogo con un vecchio conoscente e mi racconta che lui per motivi religiosi ha smesso di mangiar carne, e di bere alcolici; ora per gli alcolici me ne può fregar de meno, ma non levatemi la carne; e qui mi torna la vecchia storia che mi raccontarono a scuola sulle verità del buddismo, “per eliminare il dolore bisogna eliminare il desiderio” – un modo come un altro per controllare le persone sul cibo e la sessualità, come del resto fanno tutte le religioni di ‘sto mondo.
Ma Dose parlava di questa specifica scuola buddista, dove il desiderio non viene eliminato ma trasformato in condivisione e gioia, dove nessuno ti dice niente se vuoi avere una libertà sessuale, omo od etero che sia, ti basta iniziare a recitare un mantra, chiamato daimoku, e composto dalle parole “nam-myoho-renge-kyo”, raccontando di poterlo fare in qualsiasi momento della giornata per ottenere degli effetti positivi ma allo stesso tempo parlava di una totale consapevolezza del fatto che il daimoku non risolve i problemi, aiuta semplicemente ad affrontarli meglio.
Io sono sempre stata affascinata da queste culture orientali, giapponesi soprattutto, essendo legata al Giappone per motivi professionali; e ho iniziato a incuriosirmi: che sarà mai recitare un mantra, magari dire una parolaccia in meno e recitare un nam-myoho-renge-kyo in più, recitarne un paio per qualche minuto quando mi vien voglia di mangiar dolci in modo da distrarmi… E così durante la mia vacanza di agosto 2017 sapendo che la mia vecchia conoscente che era con me praticava il buddismo le ho chiesto se lo conosceva e abbiamo provato a recitarlo insieme, più per divertimento che altro. Ma poi da alcuni discorsi che mi faceva lei, ossia che se non funziona il mantra è perché sono io a non crederci abbastanza, ho iniziato a sentire la puzza di bruciato e sono andata in cerca di questa fantomatica scuola buddista; non mi sarei mai e poi mai avvicinata a qualcosa senza prima sapere di cosa si tratta, sono sempre stata scettica nei confronti di tutte le religioni e non vedo il motivo di pensare che una sia più valida delle altre solo per simpatia.
E così andando in internet scopro un mondo: a parte alcuni siti autoreferenziali, trovo diverse persone che testimoniano in merito a questa che non è una scuola, ma una setta. Che il buddismo non c’entra nulla con questa roba qua, sostanzialmente sarebbe come paragonare il cristianesimo coi testimoni di geova; tutti e due hanno la bibbia come testo sacro -i cattolici più il vangelo, a dire il vero- ma cattolicesimo e testimoni di geova sono distanti come il giorno e la notte.
Poi figurati, altro che se non ci sono i divieti; nei loro libri si dice che se tradisci o dubiti nei confronti della scuola, ti arriva il karma negativo, non hanno i peccati ma le cause negative che portano effetti negativi, è tutto basato su causa-effetto per cui anche se nascosto, il controllo mentale c’è e come; basta cambiar nome alle cose e c’è chi è senza testa e ci casca.
Per cui sapendolo, ho mandato letteralmente al diavolo questa conoscente e per quel che mi riguarda ha perso molti punti pure Dose, figurarsi, la setta in questione ha tra le regole quella di portare dentro adepti, ora non ricordo il nome giapponese ma è una pratica che se tu porti agli incontri o fai recitare dei tuoi amici, ti arrivano più effetti positivi; cioè, come se la tua serenità dipendesse in qualche modo dal, porta un amico e verrai premiato, come il più basso programma di multi-level marketing, o marketing piramidale, chiamalo come ti pare ma la pasta è la stessa.
Non posso affermare con certezza che Antonello Dose possa aver scritto quel libro per procurare alla “scuola” buddista più adepti in meno tempo, ma non lo posso nemmeno escludere a priori e se fosse così, davvero mi dispiacerebbe per lui perché sarebbe una persona plagiata oltremodo, ma onestamente mi faccio i cavoli miei, vivi e lascia vivere, quel che mi importa è non esserci cascata io.
L’importante, obbligatorio, è stare in guardia da chi promette tanto amore, pace, gioia e felicità con poco; questi gruppi che si avvalgono di questa pratica chiamata “bombardamento d’amore”, accoglienza troppo estrema e sprizzare gioia da tutti i pori anche quando non è il caso, è meglio tenerli lontani; io sono tutt’ora sconvolta dalla facilità di poterli incontrare e di poterci cascare, gente che mette in gioco la propria vita personale, familiare e professionale per… un niente. Quello che mi ha impedito di fare l’errore è la mia razionalità, il mio istinto che mi ha permesso di sentire l’odore di fregatura, e l’amore verso l’uomo che ho accanto e per i miei familiari, non riesco a capacitarmi di quanto sole si possano sentire le persone che cascano dentro questi giri, disposte a perdere tutto pur di attingere da una promessa di felicità che comunque non arriva, o se arriva, sicuramente non è per aver recitato quattro cinque ideogrammi giapponesi.