Esenzione canone rai per non vedenti: tutta la storia

In questi ultimi giorni, con la storia del canone rai in bolletta, le testate giornalistiche stanno facendo tornare all’attenzione dei propri lettori, una situazione che io ho personalmente posto ai media, nel lontano 2009: perché noi persone con disabilità sensoriale, ovvero prive della vista o udito, dobbiamo pagare il canone rai, una tassa sul possesso di radio e tv, pur non potendo autonomamente usufruire di TUTTI i contenuti offerti dal servizio della tv pubblica italiana, né tanto meno i mezzi (specie le tv) non sono al 100% accessibili ai disabili sensoriali?
Posi la questione all’ADUC, tramite una lettera alla rubrica Cara Aduc che da anni sta tentando di far abolire il canone; effettivamente questo sarebbe una tassa anacronistica, essendo nata quando RAI era l’unico fornitore di servizi radiotelevisivi all’epoca in cui questa legge entrò in vigore.

Io non ho mai chiesto di non pagare, nonostante numerose testate giornalistiche sostengano che “Elena non vuole pagare il canone rai”; ho sempre chiesto che, almeno, un disabile visivo o uditivo potesse pagare il 50% della tassa sul possesso, dato che un sordo può usufruire del televisore in modo completo solo se i programmi sono sottotitolati o in lingua dei segni; in rai esistono programmi con questa caratteristica ma non coprono tutto il palinsesto televisivo, e per la disabilità visiva, i contenuti con audiodescrizione erano all’epoca, e sono tutt’ora, relativamente pochi.
Inoltre, all’epoca, per quanto riguarda la disabilità visiva, esistevano pochissimi mezzi per poter fruire di un televisore in modo completo, l’unica possibilità per noi non vedenti di essere autonomi al 100% era il sito web rai.tv che non eccelleva per accessibilità.
Certo, un televisore tradizionale può essere utilizzato da un non vedente, se si tratta di avere le opzioni base come accendi, spegni, cambia canale, alza-abbassa il volume. Ma già col digitale terrestre, sintonizzare i canali, ricordarsi i numeri… è impossibile; vedere la guida tv, programmarsi la registrazione di un programma, selezionarsi il canale dove usufruire delle audiodescrizioni, fino a poco tempo fa era impossibile.

Accessibilità e rai: lo stato dell’arte

Rispetto a come stavano nel 2009, le cose sono un po’ cambiate: il sito rai ha incluso nei programmi on demand, anche quelli audiodescritti; anche se, ovviamente, per problemi di diritto d’autore non ci sono quelli americani (che poi son quelli che a me piacciono di più) mentre nel sito statico che era presente fino al 2013, le puntate venivano messe tutte; si poteva godersi cold case, castle, NCIS e tante altre amenità, ora non più, ma intanto l’audiodescrizione si può seguire anche tramite digitale terrestre, oltre che per radio, e ci sono numerosi metodi per ascoltarsele, anche tramite computer, smartphone, e perché no, anche nelle ultime smart tv, alcune delle quali hanno incluso un sistema di assistenza tramite sintesi vocale per usufruire dell’apparecchio televisivo al completo.
Il problema, però, rimane: come ho
spiegato nell’articolo sulla tribuna del 2015, i servizi audiodescritti e sottotitolati, sono ancora pochi, rispetto al panorama della radio e televisione italiana.
Molte testate hanno preso l’articolo del 2015 e l’hanno riportato in auge, la cosa non mi ha fatto molto piacere però; se da un lato sono contenta che del problema si parli, dall’altro mi sa molto di strumentalizzazione politica, alla quale non sono assolutamente disposta e dalla quale mi dissocio in tutti i modi.
La Tribuna ha pubblicato un altro articolo in merito, e ci tengo a precisarlo anche nel mio blog personale.
Il canone sul possesso dei televisori è una tassa anacronistica, in quanto la rai non è più l’unico fornitore italiano di contenuti radiotelevisivi; siamo d’accordo. Ma, stando il fatto che la tecnologia è avanzata, e ci sono anche televisori parlanti, non ha più assolutamente senso rilanciare il discorso dell’esenzione, in quanto io lo portai avanti in un contesto in cui per un non vedente, la tv poteva essere poco più di una scatola con lo schermo, di cui non si poteva fruire al 100% in autonomia.
Tra le altre cose, nonostante un articolo sulla testata Ilgiornale lo sostenga, io non ho mai chiesto alla rai di sigillarmi il televisore, ho sempre e comunque pagato il canone, non ho mai aperto contenziosi con nessuno. Né, tanto meno, ho mai sostenuto che, o paghi 100 euro o ti tagliano la luce.
Non metto il link all’articolo in questione, per non fare pubblicità a chi mi diffama per ottenere click.
Ora, quello che porto avanti, è un altro tipo di discorso: la mia speranza che il servizio rai migliori, in materia di fruibilità per i disabili sensoriali tramite audiodescrizioni dove possibile, sottotitoli e lingua dei segni, nonché un miglioramento complessivo della qualità dei contenuti offerti. Anche se, in un mondo in cui si lascia Red Ronnie parlare di questioni medico-scientifiche, la speranza è pochina…