Giuda, il cane scavatore – prima puntata

Su internet spesso e volentieri le notizie non sono notizie. I lettori scrivono lettere, inventano storie, per fare scalpore se si tratta di notizie negative o emozionare se sono storie a lieto fine, ma in fin dei conti i notiziari on line le pubblicano perché sono entrambe dei modi semplici per fare facili condivisioni.

Il 7 febbraio 2019, su una testata on line viene pubblicata una storia così:

Il cane guida fa i bisogni per strada e indica al padrone di raccoglierli

LA CITTÀ CHE CI PIACE. Per tutte quelle persone che non raccolgo i bisogni dei cani: anche io ho una cagnolina che adoro e porto a spasso e a volte vedo i marciapiedi pieni di cacche. Ieri ho visto una scena che mi ha lasciato stupita e mi sono resa ulteriormente conto di quanto gli animali siano migliori degli umani.
Ho incontrato un signore non vedente con un cane giuda, un labrador. Ad un certo punto il cane ha fatto i bisogni, poi ha preso con dolcezza la mano del padrone e l’ha portata al sacchettino che lui aveva in tasca e dopo che il signore ha preso fra le dita il sacchettino l’ha condotto alla cacca.
Dopodiché ha aspettato che il signore chiudesse il sacchettino, se lo è messo in bocca e ha condotto il padrone al bidone dove l’ha gettato. Io ho guardato la scena con uno stupore misto a meraviglia…….e ho pensato a tutte quelle persone educate che ci vedono bene e lasciano le cacche in terra. Tutto qui.

E così ho deciso di andare a ritroso raccontando fin dal principio la storia del cane Giuda, il super eroe a 4 zampe addetto a scoprire e pulire la sporcizia del mondo. La storia sarà a puntate, e racconterà tutte le avventure del super eroe e del suo fantastico conduttore.

Giuda, il cane scavatore. Prima puntata. L’annuncio.

Ciro ha passato i cinquanta da un pezzo e vive solo: nessun amico e nessuna ragazza lo ha mai voluto vicino per un rapporto più stabile della partita a bocce, il caffè o la birra al bar, perché fin da giovanissimo si è sempre distinto per la sua propensione a fare la mano morta negli autobus a tutte le ragazze incluse quelle degli altri. L’unica a lui devota è Letizia, sempre a sua disposizione ogni volta che la chiama: rapporto stabile, ma solo nel momento del bisogno.
Non aveva mai imparato a fischiare in vita sua, e allora quando vedeva una ragazza che lo attraeva particolarmente, le urlava: “Porco giuda!” Era il suo motto, ormai. La gente pur non volendo legare con lui si era affezionata a Ciro perché il suo “porco giuda” suonava come una ventata di ossigeno in un piccolo paese in cui spesso e volentieri si urlavano parolacce più pesanti o bestemmie.
Un giorno Ciro uscì di casa come tutte le mattine per andarsi a bere il caffè al bar dell’angolo, ma prima si fermò a prendere il giornale dalla signora Cesira, l’edicolante del paese, molto bona a parere di Ciro. Lei sapeva tutti i pettegolezzi di tutti ma Ciro, a lei, non era mai riuscito a far la mano morta perché guarda caso non coincidevano mai gli orari per incontrarsi nel medesimo autobus! Quel sedere era una specie di sacro graal per Ciro, un’opera d’arte per quanto irraggiungibile. Bello sodo, lei aveva sempre quel movimento sinuoso quando prendeva i giornali da porgere ai clienti ma ogni volta che Ciro guardava in quella direzione, c’era sempre il marito di lei, Tommaso detto Masin Gazeta, che dal nulla estraeva un battipanni e glielo brandiva davanti. “Mi aiuta nella gestione dell’edicola e tiene lontani quelli che non pagano”, diceva la signora. “Per il resto è anche meglio che mio marito non ci sia dentro casa”.
“Guarda che tu, a forza di frequentare Letizia, diventi cieco!” gli diceva sempre Masin Gazeta per schernirlo. E il povero Ciro, usciva dall’edicola sempre col suo giornale in mano e finiva per guardare, ancora una volta irraggiungibili, i sederi delle modelle sulle pubblicità.
Anche quel giorno Masin Gazeta continuò con la solita battuta sulla cecità, ma stavolta la moglie replicò: “Mai paura. Se diventa cieco, potremmo avere qualcosa che fa per lui!” Mentre parlava, la signora Cesira indicò un annuncio con foto, appeso alla porta dell’edicola. “Giuda, cucciolo di labrador discriminato per il suo nome. Cerca casa. Astenersi perditempo, preferibilmente persone sole. Giuda saprà donarvi il suo affetto. Contattare Bertilla Piangimorto per maggiori informazioni”.
“Ma come si fa a chiamare un cane così!” esclamò Ciro.
Tutti conoscevano Bertilla Piangimorto. Faceva la bidella in una scuola ma l’avevano relegata sempre a pulire i bagni, per il suo essere continuamente lamentosa sui mali del mondo: aveva preso talmente tante delusioni nella sua vita, che ormai la passava sempre tra un bagno e l’altro a guardarsi allo specchio e piangere. L’unico suo interesse, era raccogliere e accudire in casa propria i cani abbandonati, unici a confortarla, a suo dire.
“Signor Ciro, sa, è una storia lunga”, disse la signora Cesira. Era la prima volta che parlava con lui di qualcosa di diverso rispetto alla scelta e pagamento dei quotidiani. Ormai Ciro era una presenza fissa ma essendo uno dei pochi clienti che non temevano il battipanni di Masin Gazeta, per l’edicola era uno dei pochi introiti garantiti e non gli veniva mai fatto uno sconto.
“Una storia lunga? Me la racconti, allora! Che sono curiosissimo! Avrei sempre sognato un cane, ma sa com’è. Se non mi vuole una donna, sarà difficile che un cane possa affezionarsi a me!”
“Sa, signor Ciro. Questo cucciolo doveva essere affidato ad una scuola che istruisce cani guida. I cani che aiutano le persone che non vedono.”
“Tutti i ciechi indistintamente”, intervenne Masin Gazeta. “Anche quelli che lo diventano frequentando Letizia come succederà a questo qui”, continuò l’energumeno.
“Zitto Tommaso, fatti i fatti tuoi!” intervenne Cesira guardandolo male. “Vai nel retrobottega a pulire”.
“Dicevo, signor Ciro. Nella lettera che l’allevamento del cane ha inviato alla scuola, venne commesso un errore, al cane l’allevamento ha dato il nome di Zeus ma al posto di “si affida questo cane per candidarlo a diventare un cane guida”, venne scritto “per candidarlo a diventare un cane giuda”. E così quando dalla scuola andarono a prendere il cucciolo, uno degli istruttori più burlone degli altri, trovando Zeus un nome troppo ovvio, glielo cambiò in Giuda.”
“Sì, ma poi?” chiese Ciro, curioso.
“Poi la scuola cominciò a cercare una famiglia affidataria per lui, che potesse tenerlo per un anno prima dell’istruzione vera e propria”.
“Ovvero? Non va direttamente a casa della persona che ha bisogno?” chiese Ciro, trovando ulteriori scuse per parlare con Cesira e guardarle il didietro.
“No, prima passano un anno da una famiglia volontaria distaccata che li abitua alla vita e all’obbedienza. Poi vengono istruiti e affidati successivamente ai futuri conduttori”.
“E lei come fa a saperlo, signora?”
“Sapesse, signor Ciro, anni fa c’era un signore che ne aveva uno e mi ha raccontato la storia della scuola, di come quel cane e quelle persone gli avessero cambiato la vita. Il cane si chiamava Poldo, mi sembra. E il padrone Piercarlo.” Cesira guardò Ciro con rimprovero.
“Lui però seppure non vedesse, non toccava il sedere a nessuno anche se il suo cane faceva il furbo e mi metteva sempre il muso sul didietro!”
“Beato il cane che ha potuto apprezzare questo ben di dio!”, si sbilanciò Ciro. La signora lo guardò male.
“Ma ascolti la storia, invece di pensare al mio didietro che tanto non glielo farò mai toccare neanche di sfuggita!”
“Certo che sì, me la racconti!”
Ciro era ormai rassegnato, anche stavolta, all’inevitabile.
“Insomma, tutti i migliori candidati affidatari avevano già un cucciolo di cui occuparsi e il povero Giuda, arrivato a scuola per ultimo, non aveva ancora trovato nessuno. Allora la persona che gli diede il nome Giuda, mise la foto del cucciolo su un social network per cercare volontari ma le uniche risposte che ebbe, furono prese in giro per il nome di quella povera creatura”.
“La ringrazio molto di aver pensato a me, signora Cesira”.
“A dire la verità, ci ha pensato mio marito. Oltre ad essere un aiuto per chi è cieco per colpa di Letizia, sostiene lui, io credo invece che Lei possa avere una bella responsabilità e un bell’impegno che le farebbe bene. E soprattutto, il cane le terrà le mani occupate a dare carezze a lui, sicuramente se ne sentirà gratificato!”
“Almeno avrò un cane giuda oltre al porco!”
Cesira rise.
“Allora le do i recapiti e anche il blog della volontaria che lo sta tenendo in stallo nella propria casa, in attesa di sistemazione definitiva! Non si spaventi, Bertilla Piangimorto è una brava ragazza anche se un po’ lamentosa.”
A casa, Ciro accese il suo pc dell’anteguerra e aprì il blog della signorina Bertilla Piangimorto.
“Sarà talmente impegnata a piangersi addosso che non ha neanche il tempo di badare al cane!” pensò il signor Ciro, sfogliando le foto.
“Questo Giuda mi convince, ha gli occhioni furbi. Quasi quasi telefono alla Piangimorto. Ha il sedere piatto, farle la mano morta non dà soddisfazione ma almeno posso dare un futuro a Giuda!”
E sulla curiosità e determinazione del signor Ciro, si conclude la prima puntata del racconto Giuda, il cane scavatore.