Cosa non dire a un cieco e perché

Il mondo contemporaneo è basato principalmente sull’immagine, e inevitabilmente noi persone con disabilità visiva ci troviamo molte volte tagliate fuori, e non solo nella tecnologia; ma, se i limiti dati da un mondo in cui sei una minoranza, costituiscono frustrazione ma bene o male ci si convive, quello che è sempre meno accettabile è trovarsi di fronte a gente comune che, convinta di fare del bene, tira fuori di quei fallimenti epici da guinness dei primati (nel senso di scimmie, non di persone che primeggiano in qualcosa).
Ecco la lista, non sicuramente completa, di azioni poco edificanti da parte dell’utente medio che si trova di fronte a un essere vivente sconosciuto cieco.

Il cieco incontrato su internet

  1. “Come fai a leggere e scrivere SE non ci vedi?” Con le mani. Come tutti. Se mi chiedi come leggo e scrivo, evidentemente ammetti che tu lo fai coi piedi, nel più ottimista dei casi. Semmai, chiedimi come funziona l’utilizzo del computer per una persona che non vede. In quel caso, non ho alcun problema a spiegarti che cosa sia uno Screen Reader.
  2. “Non credo che sei cieca, altrimenti, come fai a non fare errori di battitura, qualcuno ti legge? O stai dettando a qualcuno?” Se ti fai questa domanda, significa che scrivi coi piedi; se pur usando i social 24 ore su 24 hai bisogno di guardare i tasti, non sono certo io la persona handicappata.
  3. “Lo fai solo per attirare i mi piace e l’attenzione altrui, non sei credibile”. Se vuoi mi metto il certificato di invalidità come immagine del profilo. Basta chiedere. Ma non mi abbasso a tanto.
  4. “ma come fai a: far l’amore, pulirti quando vai in bagno, mangiare, vestirti” … Come tutti. Se sei abituato a far sesso con la luce accesa, non è un problema mio. Se in bagno se non guardi ti sporchi, preferirei di persona non darti la mano; buono a sapersi.
  5. i vari “non ci avevo pensato”, che arrivano quando domando che mi si descriva una immagine pubblicata. OK, anch’io non ci avevo pensato che ci potessero essere gli stupidi i quali, anziché descrivere una foto quando glielo chiedo, rispondono con un “non ci avevo pensato”, siamo pari.
  6. “che palle, devo descrivere tutte le foto che metto, per una persona sola oppure una minoranza?” Beh, cieca io ci sono nata. Iscritta al tuo profilo o alla tua pagina, no. Quindi, se non ci tieni tu ai tuoi follower, devo tenerci io?
  7. “Hai sentito di quel dottore che in america / in giappone / in australia” … Vade retro. I consigli di sedicenti esperti sono qualcosa di cui non ho alcun bisogno.
  8. “Non mi interessa che sei non vedente, su internet siamo tutti uguali”. Visto che continui a escludermi dai tuoi contenuti mettendo solo foto, tutta questa uguaglianza non ce la vedo proprio. Ma evidentemente, sono io che non la vedo …
  9. tutto il voler chiedere riscontri della mia cecità, quando poi non si fanno problemi a credere a palle come quella del Condividi per dare 10 centesimi a povera bambina cieca
  10. “Non vanno raccontate le disabilità su internet, meglio raccontarle a pochi intimi”… cosa è, da vergognarsi? Beh, anche no. Sono gli stupidi a doversi nascondere, a dover sparire dal globo terrestre.

Il cieco incontrato di persona

  1. Persona che con disinvoltura ti si attacca al braccio, e solo dopo, dice: “dai, ti accompagno”. Sì, sti cazzi. E chi te l’ha chiesto? Fermarmi e chiedermi se mi serve aiuto, PRIMA di attaccarsi al braccio? Faceva proprio così brutto?
  2. In negozio: se c’è un’altra persona vedente, l’esercente si rivolge a quest’ultima. Guarda che, so parlare! Ci sento! Sono capace di intendere e di volere! Se ti rivolgi a quello che vede ma la roba la devo comprare io, io non ti pago. Visto che mi escludi, mi comporto di conseguenza.
  3. “Non ti avevo visto!” La scusa tipica di chi, distratto probabilmente dal proprio smartphone, mi viene addosso senza farsi problemi. Ma una scusa migliore non ce l’avevi?
  4. “Perché non hai un cane? Non sai quanto amore può dare!” Perché non ti fai un panino di fatti tuoi?
  5. “Vederti col bastone mi dà tristezza”. OK, ci metto su un pomello con la bandiera di [partito politico a scelta] e poi vedremo. A me invece non fa tristezza, specie perché te lo darei volentieri giù per la testa. Quando passerà il concetto che il bastone non è uno stigma ma un mezzo con cui essere autonomi, sarà sempre tardi.
  6. “Allora anche tu hai il ragazzo! Ma davvero?” E perché? Non sono sfigata come sei tu.
  7. Nei mezzi pubblici: “Abbassi la suoneria!” E voi abbassate la voce, perché altrimenti mi tocca alzare il volume.

Epic fail misti: su internet o di persona

  1. “L’essenziale è invisibile agli occhi, si vede bene solo con il cuore”. Il vaffanculo parte in automatico: utilizzo e decontestualizzazione di una citazione famosa de “il piccolo principe”, da parte di chi altrimenti non saprebbe cosa dire. Pietismo inutile e odioso.
  2. “i ciechi hanno tutti un sesto senso”, come no. Convinto tu, convinti tutti. E’ stata fatta anche una ricerca in merito, ma non è niente di paranormale, è semplicemente istinto di sopravvivenza.
  3. “Mi dispiace per te, sono molto triste”. Anche io sono triste di aver conosciuto un simile stupido.
  4. “Non c’è niente che si possa fare per risolvere il problema?” Io ho accettato di avercelo, un problema; se tu vorresti eliminarlo, mi stai dicendo che non mi hai accettato per quel che sono, quindi, vade retro.
  5. “Come, guardi la tv? Tu la ascolti!” Da quando in qua, i verbi si cambiano a seconda di chi li usa?
  6. “Scusa se ti ho detto ci vediamo, volevo dire, ci sentiamo!” Come? Domani non vieni? Come sopra. Parla come mangi, e vedrai che non sbagli mai.

Ce ne sarebbero molte altre, ma più che la pagina di un blog, servirebbe farne un’enciclopedia.