Buon compleanno Freddie

5 settembre 2019. Ricorre il 73esimo compleanno di Freddie Mercury, frontman dei Queen, deceduto nel 1991 all’età di 45 anni. Questo artista nella mia esistenza è stato un punto di riferimento importante, quindi ho deciso di scrivere proprio oggi un post per lui, perché in questo 2019 la sua musica e le sue citazioni per me sono state importanti più del solito. Le mie parole non arriveranno probabilmente a lui, ma sicuramente ad altri ammiratori che condividono questa passione.

Ciao Freddie.
Sono una tua ammiratrice di lunga, lunghissima data anche se ti ho conosciuto quando te ne eri già andato, era il 1992 e avevo quasi 12 anni quando mia madre mi regalò il Greatest Hits 2 della tua band, i Queen, che non conoscevo; di te non sapevo assolutamente nulla, ma una pubblicità con una vostra canzone, I want it all, mi rimase impressa e istintivamente provai una grande attrazione per quella voce, che poi scoprii essere la tua.
Quel CD non so quante volte l’ho ascoltato, mi ci sono quasi rovinata l’esistenza e per i due anni successivi ho fatto la collezione di tutti o quasi i tuoi album, con la band e da solista, ho imparato davvero ad apprezzare la vostra musica ma quel che è importante, è che ho conosciuto le tue performance, la tua storia, la tua personalità, e ho capito quanto saresti stato importante. Sai Freddie, tu sei stata la voce calda, ma allo stesso tempo graffiante, che mi ha dato motivazione di alzarmi per tante mattine da adolescente in cui mi sentivo inferiore, quando credevo che la mia vita facesse schifo eppure c’era sempre il tuo esempio, la tua voce a ricordarmi che “the show must go on”, “lo spettacolo deve continuare”. Tu, che sapevi benissimo di non aver tanto tempo da vivere ma che hai avuto la forza di cantarlo motivandoci a godere la vita giorno per giorno e continuare ad andare avanti nonostante le difficoltà. C’era il tuo splendido concerto a Wembley, la tua ultima esibizione dal vivo, quando tu eri il leader anche del tuo pubblico e li facevi cantare tutti a squarciagola sulle note delle tue canzoni, o quando ti esibivi nei tuoi vocalizzi e chiedevi al pubblico di venirti dietro. Quanto avrei voluto esserci anche io, Freddie!
Tu sei stato il mio più grande motivatore per tutta l’adolescenza e io ho fatto tutto quello che ho potuto, per ricambiarti e sono fiera tutt’ora di continuare. Sai Freddie, quando ho saputo qual era il male che ti ha portato via, sei stato la prima persona che in qualche modo conoscessi, morta a causa dell’AIDS; non hai idea di quanto terrorismo mi è stato fatto su quella malattia quando ero bambina: non ti rotolare per terra, occhio alle siringhe sui prati, puoi morire… Tutti i maschi soprattutto, a scuola, si rotolavano e divertivano sui prati eppure quando si ammalavano guarivano tutti e tornavano puntualmente in classe. Nessuno moriva. L’unica a morire fu Chiara, 9 anni, uccisa dalla leucemia e Laura, 16 anni, poco dopo che mi regalarono il tuo greatest hits 2, che morì di tumore. Poi mi dissero che l’AIDS si prende “facendo l’amore con le persone sbagliate”, ma cosa vuol dire sbagliate? Quali sono i parametri? Possibile che una malattia possa colpire una persona a seconda del fatto che sia giusta o sbagliata? Mi risultava già allora che, le malattie, non guardano in faccia a nessuno. Altrimenti sarebbe stato da chiedersi perché a essere nata senza la vista, fosse toccato a me, piuttosto che a qualcun altro, perché a morire fossero state Chiara e Laura piuttosto che qualcuno di antipatico; le cose non mi tornavano proprio! E quando sei morto tu, ho iniziato a chiedere più dettagli a qualunque persona incontrassi e, nel 1993, a 13 anni, sapevo già quali fossero le modalità di trasmissione del virus HIV e quelle no, conoscevo la differenza tra sieropositivo e AIDS conclamato, sapevo dei test, dei preservativi, sapevo che una persona ammalata come te, non era pericolosa. Allora ho giurato mettendo la mano sul tuo poster, pur non vedendolo, che avrei lottato affinché la disinformazione su HIV e AIDS non facesse del male ad altre persone a me vicine, come l’aveva fatto a me. Ho iniziato col giornale della scuola, poi con internet, poi nel tempo ho anche avuto una relazione con un ragazzo con la tua malattia, ti confesso anche che più di qualche volta lo chiamai Freddie anziché Gerri, e lui si faceva una risata ogni volta, perché capiva che “Freddie” non era un nome di un partner rivale, ma era un modo come un altro per dirgli quanto era importante.
Negli anni ci sei sempre stato, Freddie. La tua musica mi ha accompagnato in momenti piacevoli e dolorosi. Quante risate ho fatto sulle tue canzoni più allegre, quante lacrime su quelle struggenti. Guide me home, colonna sonora del mio percorso di disintossicazione dall’abuso della tecnologia, e che poi ho usato per accompagnare la mia povera nonna nel suo ultimo viaggio, anche se poveretta ormai non capiva più di essere a questo mondo. Mia nonna, che ti sei portato via con te, il 20 marzo 2019.
Sai Freddie, questo 2019 è stato un anno molto duro: purtroppo ho dovuto prendere delle decisioni dolorose, compreso finire la relazione col ragazzo di cui ti parlavo, poi è stato un susseguirsi di lutti. Ti sei portato via l’amico Gianni, poi Riccardo ha fatto il pirla con la moto e tu hai pensato bene di portarti via pure lui. E Leonardo, il mio secondo motivatore dopo di te, evidentemente era stanco di lottare e ha voluto raggiungerti, anche se tu probabilmente avresti voluto aspettare ancora, prima di conoscerlo. E adesso rimanete i miei motivatori tutti e due da lontano. Per non parlare di Davide, che anche lui ha lottato contro la leucemia fin che ha potuto.
Che anno orribile, pieno di sofferenze. E ogni volta che stavo male, mi sono legata a te come se tu fossi l’unica soluzione possibile, ancora una volta con The show must go on! Fino a quando improvvisamente dal nulla, da una mail scritta quasi per caso, sono arrivati due nuovi amici. Una coppia omosessuale, i due Alessandro. AlexGifter, che ha lo stesso virus tuo, ma prende le medicine, e Alex Chaser, che invece è negativo. Lo sai, tu non l’hai potuto vedere ma dagli anni 90 molti passi sono stati fatti nella lotta all’HIV, e adesso se una persona prende la terapia in modo adeguato, il suo virus diventa non rilevabile. Non gli crea danni, e dagli ultimi studi risulta anche che non può trasmetterlo agli altri! Freddie, avrei voluto tanto che fossi anche tu tra gli “undetectable”, come si dice in inglese. Non rilevabile. Sarebbe stato bello vederti con lo slogan U=U – undetectable = untransmittable- scritto da qualche parte, saresti stato un bel testimonial anche contro lo stigma, che quello no, non è cambiato anzi penso sia pure peggiorato.
La passione per la tua musica mi ha consentito di stringere amicizia con questi due ragazzi molto in gamba, coi quali onoreremo il tuo compleanno il prossimo week-end, ascoltando tante belle canzoni; non so se è merito tuo, io voglio pensare un po’ di sì; ho perso diversi amici quest’anno, ma ne ho guadagnati degli altri. Anche questo è the show must go on!
Grazie di esserci stato, Freddie, grazie per averci lasciato questa importante eredità, grazie per essere così importante per i tuoi ammiratori.