A Leonardo Cenci, mio motivatore

Leonardo Cenci non è un cantante, non è un attore, non è un personaggio olimpico anche se ha compiuto comunque delle grandi imprese sportive; non è super eroe anche se lo definiscono come tale. Leonardo Cenci è una persona comune, un uomo come tanti altri, che in un giorno come tanti si è trovato a vivere una condizione che gli ha cambiato la vita per sempre: ad agosto 2012 gli diagnosticano un tumore e gli danno 6 mesi, ma Leo è morto sette anni dopo, il 30 gennaio 2019 dopo sette anni di lotta. Per cui, senza saperlo, è diventato il mio motivatore ormai da quattro anni anche grazie al suo libro “vivi, ama, corri” in cui racconta la sua esperienza di malato oncologico e di come lo sport aiuti a migliorare la sua qualità di vita. Pertanto, utilizzo questo mio spazio per poter scrivere di lui e per lui, unico modo che ho per trasmettere l’importanza che Leonardo ha avuto per me.

Caro Leonardo.
Purtroppo non abbiamo avuto modo di conoscerci di persona, quella volta al TEDX Assisi non eri stato bene e ti ho conosciuto soltanto tramite il video del tuo intervento, mandato dagli organizzatori subito dopo che avevo parlato io e poi, timidamente, ci siamo detti qualche parola in qualche commento e messaggio facebook. Sappi che io non sono affatto brava a scrivere. Tantissima gente trova piacevole (contenti loro!) quando pubblico articoli di tecnologia, libri o canzoni ma mi vergogno assai quando si tratta di esprimere a parole scritte o vocali le mie vere emozioni a una persona fisicamente lontana, perché le emozioni non vanno ridotte a qualche messaggio facebook, whatsapp, o peggio a qualche faccina; vanno espresse di persona o altrimenti se non posso fare altro io di solito le tengo sotto chiave dentro di me, dove nessuno le potrà mai trovare, giudicare o usare a proprio vantaggio. Poco importa, io a scrivere ci provo lo stesso perché tu lo meriti, tu sei una persona a cui io sono assolutamente grata da molto tempo: da quella volta al tedx, sei il mio motivatore e ci sei ogni volta che supero una difficoltà oppure mi trovo in una situazione apparentemente ingestibile: prima di prendere atto di non riuscire a gestirla o di arrendermi, penso sempre: cos’avrebbe fatto Leonardo Cenci in questo caso? Proviamo a vedere… E di solito ragionando in questi termini, trovo sempre la soluzione o, per lo meno, la resa diventa comunque l’ultima spiaggia.
Tu mi hai dimostrato che si può arrivare in alto anche quando in giro il mondo ti mette gli ostacoli, tu mi hai insegnato che affrontare le situazioni pesanti in modo sereno, se non le alleggerisce, rende più semplice domarle, eliminando la rabbia e il superfluo.
Mi hai reso consapevole che sbagliavo, la tua partecipazione alla maratona nonostante la tua condizione, mi ha messo di fronte alla realtà della mia indomabile pigrizia. Se ce l’hai fatta tu, a compiere un simile percorso, ce la potevo fare anch’io ad alzare questo sederone dal divano e dal letto iniziando a fare attività fisica, tramite alcuni amici che vengono con me a muoversi all’aperto e in palestra. Maratone o gare, non se ne parla, ma per me già il fatto di andare a fare attività dalle 3 alle 5 volte a settimana, è già un progresso, per una come me che fino a poco tempo fa girava per casa lavoro divano e netflix. Mi hai messo di fronte al fatto che anche stando male non ci si può avvitare nella propria malattia, lieve o grave che possa essere; sei stato per me uno stimolo quanto Freddie Mercury con la differenza che Freddie ha perso e tu invece stai ancora lottando. Pensando a te, e a Freddie, sono riuscita a portare avanti una lezione all’università Politecnico di Milano nonostante avessi 38,5 di febbre, una lezione in inglese davanti a 100 persone, un po’ ricordando anche l’esperienza del TEDX. Mi hai dato forza, il tuo libro “vivi, ama, corri” mi fa ricordare sempre che non mi devo fermare al primo fiatone e devo far pausa proprio quando sono estremamente stanca e questo non soltanto nell’attività fisica. Ti sarò grata a vita per avermi fatto riflettere sulla velocità del tempo, questo è un fattore su cui tutti sbagliamo e tutt’ora credo di aver commesso un errore proprio nei tuoi confronti, non avendo mai avuto il coraggio di scriverti che ti volevo bene o di fare in modo di venire a Perugia a conoscerti di persona. Ho sempre dato adito al fatto che se con una persona non hai troppa confidenza, dirgli che gli vuoi bene è un po’ invadente perché per lui non sei nessuno. Eppure è così, noi tendiamo ad esorcizzare il fatto che il tempo è poco, perché abbiamo tutti paura di morire. Eppure, non sprecare il tempo, fa parte del vivere perché non perdere tempo significa ottimizzarlo per le situazioni che veramente ci permettono di vivere sereni. Purtroppo non sprecare il tempo significa anche prendere decisioni difficili, ma d’altronde anche questo è vivere e se non decidi, nel bene o nel male, vuol dire lasciarsi sopravvivere. Io sono sempre stata al tuo fianco nella tua lotta, Leonardo, anche se sto scrivendo un articolo pieno di confusione.
Purtroppo non è andata a finire come speravamo, ma ti assicuro che il 31 marzo 2019, vada come vada, alla podistica “la butto in vacca”, un evento a cui sarà la seconda volta che partecipo facendo 10 km di passo veloce perché correre ancora non posso permetterlo… un pensiero o un saluto anche un urlo verso di te lo faccio di sicuro.
Elena Brescacin (tedx assisi 2015, resilience, ).